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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 111
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originale
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[111] Quae ergo vita? "Suppeditatio" inquis "bonorum nullo malorum interventu." Quorum tandem bonorum? Voluptatum credo, nempe ad corpus pertinentium; nullam enim novistis nisi profectam a corpore et redeuntem ad corpus animi voluptatem. Non arbitror te velle similem esse Epicureorum reliquorum, quos pudeat quarundam Epicuri vocum, quibus ille testatur se [ne] intellegere quidem ullum bonum, quod sit seiunctum a delicatis et obscenis voluptatibus; quas quidem non erubescens persequitur omnis nominatim.
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traduzione
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111. E in che consister? la sua vita? ? In una continua successione di beni - rispondi tu - senza che intervenga
alcun male ?. Ma di quali beni, infine? Dei piaceri, penso, che, in quanto tali, riguardano il corpo: non v'? alcun piacere
dell'anima - tu lo sai - che non parta dal corpo e non si ripercuota su di esso. Non penso che tu, Velleio, sia come quegli
epicurei che si vergognano di certe affermazioni di Epicuro, l? dove dice di non concepire alcun bene che sia disgiunto
da quei molli e voluttuosi piaceri che egli stesso viene enumerando senza arrossire.
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